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Il segmento testuale La nostra lotta è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 123Entità Multimediali , di cui in selezione 27 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 440

Brano: Partigiano

Assai diverso fu il carattere della guerra partigiana in Italia, delle cui tensioni interne si è fatto cenno. Scorrendo i numeri della rivista La nostra lotta/Organo del Partito comunista italiano, si pud rilevare all’inizio un atteggiamento di netta ripulsa del governo Badoglio, legalmente costituito nel l’Italia del Sud appena liberata: « Il miglior servizio che Badoglio e i suoi possano rendere alla causa della Liberazione Nazionale è di lasciare il posto di comando alle forze e agli uomini nuovi che hanno dimostrato, in queste settimane, di volere e di sapere effettivamente battersi per la libertà e l’indipendenza della Patria. Un tale gesto concorrerebbe veramente a potenziare la lotta contro i tedeschi, moito più che la costituzione di un nuo[...]

[...]ta contro i tedeschi, moito più che la costituzione di un nuovo governo, messo su con i residui del vecchio governo Badoglio, che ha fatto così grave e pietoso fallimento.

Non è questa, che noi poniamo, una meschina pretesa di procaccianti e di aspiranti a posti ministeriali o a cariche pubbliche.

I comunisti non hanno mai aspirato e non aspirano a portafogli >». (// governo Badoglio non può dirigere la lotta di liberazione nazionale, da « La nostra lotta ». n. 1 dell'ottobre 1943).

Lo stesso orientamento, inquadrato però nella formula di un futuro governo dei C.L.N., persiste almeno fino al giugno 1944 e la rivista afferma: « Già oggi nei C.d.t.N., nei Comitati di fabbrica e di villaggio, nel Fronte della Gioventù, nei Gruppi di difesa della Donna si stanno formando degli organismi; ad essi, riuniti intorno al Governo democratico nazionale, andrà il potere nel giorno della vittoria, secondo l’annuncio dato per radio dal Capo del nostro Partito [Togliatti] ». (Da « La nostra lotta », Anno II, n. 10 del giugno 1944, pag. 13).

Ma segue, po[...]

[...]lla formula di un futuro governo dei C.L.N., persiste almeno fino al giugno 1944 e la rivista afferma: « Già oggi nei C.d.t.N., nei Comitati di fabbrica e di villaggio, nel Fronte della Gioventù, nei Gruppi di difesa della Donna si stanno formando degli organismi; ad essi, riuniti intorno al Governo democratico nazionale, andrà il potere nel giorno della vittoria, secondo l’annuncio dato per radio dal Capo del nostro Partito [Togliatti] ». (Da « La nostra lotta », Anno II, n. 10 del giugno 1944, pag. 13).

Ma segue, poche settimane dopo, una energica precisazione personalmente firmata il 6 giugno da Ercoli (Togliatti), sbarcato a Napoli nel febbraio 1944 e dall’aprile entrato a far parte appunto del governo Badoglio, la quale al punto 3) chiarisce le cose: « Ricordarsi sempre che l’insurrezione che noi vogliamo non ha lo scopo di imporre trasformazioni sociali e politiche in senso socialista o comunista, ma ha come scopo la liberazione nazionale e la distruzione del fascismo. Tutti gli altri problemi verranno risolti dal popolo, domani, una volta [...]

[...] che noi vogliamo non ha lo scopo di imporre trasformazioni sociali e politiche in senso socialista o comunista, ma ha come scopo la liberazione nazionale e la distruzione del fascismo. Tutti gli altri problemi verranno risolti dal popolo, domani, una volta liberata l’Italia tutta, attraverso una libera consultazione popolare e la elezione di una Assemblea costituente ». (Istruzioni per tutti i compagni e per tutte le formazioni di partito, da « La nostra lotta », Anno II, n. 13 del 5.8.1944, pag. 15).

Va in ogni modo ribadito che, pur nella prospettiva della presa del potere (come quella che si ponevano i comunisti cinesi), la formazione partigiana mantiene il suo carattere transitorio: se i partigiani vogliono portare la lotta fino alle ultime conseguenze, devono « trasformarsi gradualmente in esercito regolare ». Si fissa un limite alla funzione del partigiano, ai di là del quale il suo ruolo cessa.

II prestigio e la popolarità che i partigiani si sono acquisiti durante

Manifesto stampato dalla Federazione comunista di Milano, ma ritirat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 79

Brano: Togliatti, Paimiro

incongruenze solo apparenti. Infatti i due documenti recano entrambi la stessa data (Napoli, 6 giugno), ma vengono resi pubblici da "La nostra lotta” soltanto il 5 agosto. Tale ritardo nella pubblicazione autorizza l'ipotesi che siano stati stesi in tempi diversi e che |'“Appello" (steso probabilmente in un secondo momento, anche se è in prima pagina) avesse il compito di attenuare l’effetto deprimente delle Istruzioni” (queste ultime inserite nella rivista in ultima pagina e senza alcun commento).

L'impressione di ambiguità nella linea politica viene suggerita anche dal fatto che, alle “Istruzioni”, risponde Luigi Longo nel successivo numero della rivista (25 agosto) con un lungo e puntiglioso articolo interpretativo, solo apparenteme[...]

[...], delle organizzazioni di massa, delle organizzazioni sindacali soprattutto ». Insomma, con la sua interpretazione Longo rovesciava il senso delle direttive di Togliatti,

ribadendo la funzione prioritaria che doveva assicurarsi il partito nei confronti del C.L.N., la priorità degli obiettivi politici di classe rispetto a quelli “nazionali”.

Comunque, dopo l'agosto 1944 il nome di Togliatti (o Ercoli) comparirà sempre più frequentemente su “La nostra lotta” e tutte le sue direttive saranno messe in pratica con l’unificazione delle formazioni partigiane nel Corpo volontari della libertà (nel dopoguerra i partigiani combattenti saranno equiparati, ma solo formalmente, ai militari dell’Esercito). L’insurrezione nazionale del 25.4.1945 sarà fatta « sotto la bandiera del Comitato di liberazione e sotto i segni nazionali, la bandiera tricolore, simbolo di tutte le forze patriottiche e progressive del nostro paese. L'insurrezione nazionale non si propone obiettivi di classe, non si pone rivendicazioni socialiste o comuniste » (da “La nostra lotta” del[...]

[...]tà (nel dopoguerra i partigiani combattenti saranno equiparati, ma solo formalmente, ai militari dell’Esercito). L’insurrezione nazionale del 25.4.1945 sarà fatta « sotto la bandiera del Comitato di liberazione e sotto i segni nazionali, la bandiera tricolore, simbolo di tutte le forze patriottiche e progressive del nostro paese. L'insurrezione nazionale non si propone obiettivi di classe, non si pone rivendicazioni socialiste o comuniste » (da “La nostra lotta” del 20.3.1945, pag. 35).

L’8.8.1945, in una riunione delle due Direzioni del P.C.I., svoltasi a Milano, Togliatti fu eletto segretario generale del partito, carica che non era stata ufficialmente ricoperta da nessuno dopo l’arresto di Gramsci nel 1926. Contemporaneamente Longo venne eletto vicesegretario e, nella Direzione, entrarono a far parte entrambi i gruppi dirigenti, del Sud e del Nord.

Il V Congresso del P.C.I. (Roma, 29.12.19455.1.1946) riconfermò unanimemente la linea di Togliatti. Nel febbraio 1948, dopo il VI Congresso, Secchia, responsabile di organizzazione, fu nominato v[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 657

Brano: [...] dedicarsi esclusivamente ail’insegnamento, alla produzione di testi scolastici e alle traduzioni di autori marxisti per la casa editrice fiorentina “La Nuova Italia”.

S.A.P.

Squadre di azione patriottica. Organizzazioni armate costituite in Italia nell’estate 1944 e operanti durante la Guerra di liberazione a fianco delle altre strutture militari della Resistenza (Brigate partigiane, G. A.P., ecc.).

Il 25.8.1944 sull’organo del P.C.I. “La nostra lotta”, il comandante delle Brigate d’assalto Garibaldi Luigi Longo scriveva; « Se vogliamo estendere la guerriglia partigiana e l’insurrezione alle campagne e alle città vi dobbiamo estendere anche l'organizzazione militare. I G.A.P. sono stati i piccoli gruppi di punta di cui parla Ercoli; bisogna ora che intervengano nella lotta anche le grandi masse. Sono le Squadre di Azione Patriottica, le S.A.P., che devono realizzare questo progresso, appoggiate dalla grande massa della popolazione. Brigate di G.A.P.,

Brigate di S.A.P., Brigate di Partigiani: ecco i tre tipi della nostra organizzazione m[...]

[...]ganizzate delle forze opportune (manifestazioni di strada, sciopero generale ecc.). Non è mai ammissibile che esista una situazione in cui solo piccoli gruppi sono attivi e grandi masse aspettano senza intervenire nella lotta. Ponete termine al più presto a questa situazione e combinate assieme i colpi di piccoli gruppi e le azioni militari più vaste con movimenti e azioni di grandi masse, allo scopo di arrivare all’insurrezione generale ». (Da “La nostra lotta” del 5.8.1944, pagg. 1516).

Movimenti di massa combinati con azioni di tipo militare non erano invero mancati nei mesi precedenti al giugno 1944: “squadre di difesa operaia” erano sorte, numerose e agguerrite, per esempio nelle fabbriche di Sesto San Giovanni (v.) dopo i grandi scioperi del marzo, mentre nelle campagne di Ravenna (v.) erano state promosse “squadre armate operaie” e i contadini, da parte loro, in quasi tutta l’EmiliaRomagna avevano creato squadre e comitati di villaggio per difendersi dalle rapine nazifasciste. Manifestazioni di donne, protette

da patrioti armati o gappi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 160

Brano: [...]tra le cause prime della impossibilità, per la stessa socialdemocrazia, di presentarsi come fattore di democratizzazione, nonché della paralisi della repubblica dinanzi alla minaccia del nazismo incombente.

E. Co.

Nostra lotta, La

Sottotitolo: « Organo del Partito comunista italiano ». Rivista quindicinaie pubblicata a cura della Direzione Nord Italia de! P.C.I., per orientare l'attività dei comunisti durante la Guerra di liberazione. « La nostra lotta » ebbe quali principali redattori Luigi Longo, poi Pietro Secchia e, per il più lungo periodo, fino al suo assassinio, Eugenio Curiel.

La pubblicazione iniziò nell’ottobre 1943 e cessò nell’aprile 1945. I fascicoli avevano un formato di cm 17x24 e nella edizione centrale, realizzata a Milano, le pagine andarono da un minimo di 14 dattiloscritte a un masismo di 52 a stampa. Uscirono nella seguente misura: Anno I, 1943, numeri 6, dei quali uno doppio (fase. 34); Anno II, 1944, numeri 22, dei quali quattro doppi (56, 78, 1920, 2122); Anno III,

1945, numeri 7, dei quali uno doppio (fase. 56[...]

[...]essi da Milano alle province dell'Italia occupata, i numeri erano poi localmente riprodotti nella loro interezza, spesso attraverso ripetute battute a macchine o con il ciclostile. Gli articoli più importanti vennero riprodotti anche separatamente e in molti casi furono ripresi e largamente citati nella stampa clandestina locale del partito.

Pietro Secchia (Vineis), in una lettera alla Direzione romana del P.C.I. del 19.11.1943, scrisse che « La nostra lotta » doveva « essere un bollettino di Partito col quale noi facciamo giungere ai compagni le direttive politiche sui compiti immediati, sulle diverse attività del Partito; direttive che non potrebbero trovare posto — dato il poco spazio — su\\’Unità; un bollettino che ci permetta di dire ogni giorno quello che più urgente ed immediatamente è necessario dire ai compagni ».

In effetti, la serie di saggi politici scritti dai redattori menzionati, la raccolta dei documenti collettivi della Direzione comunista, i commenti ai fatti del giorno, le pagine selezionate dalle relazioni delle organizzazi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 514

Brano: [...]ato nella forma più alta e solenne ». In effetti, rivendicare per Gentile una sorte diversa da quella riservata al milite o all’anonimo sbirro fascista, significava non tener conto delle responsabilità, ben maggiori, che egli aveva nei crimini e nella ferocia che, in quella primavera del 1944, si scatenavano sul popolo italiano, provocando la morte di tanti innocenti. Queste responsabilità la aveva denunciate Concetto Marchesi, in un articolo su La nostra lotta del marzo 1944, un atto d’accusa che da solo basterebbe a legittimare la sentenza di morte. A tale articolo si richiamarono i gappisti fiorentini in un loro manifestino, preceduto da questa introduzione: « Ai clamori e ai piagnistei della stampa fascista per l'uccisione di Giovanni Gentile crediamo sufficiente rispondere con il seguente articolo

dal titolo ” Rinascita fascista: tribunale degli assassini ”, pubblicato il mese scorso su La nostra lotta, organo del Partito comunista italiano, che rispecchia efficacemente la posizione di Gentile quale esponente e difensore dello pseudo movimento fascista repubblicano. Ricordiamo anche che i patrioti fiorentini il 22 marzo giurarono di vendicare i loro cinque fratelli caduti sotto il piombo dei traditori fascisti. Alle promesse seguirono i fatti ».

Dopo l'uccisione del filosofo i fascisti non attuarono le loro consuete rappresaglie, ma individuarono cinque docenti universitari, accusandoli di essere stati gli « istigatori morali » dell’attentato: Ranuccio Bianchi Bandinelli (v.), Renato Bia[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 587

Brano: [...]gnato (1941) al confino dì Ventotene, donde fu liberato verso la metà di agosto del 1943.

Raggiunse quindi Torino, con l’incarico del suo partito di dirigere l'attività nel Piemonte; ivi organizzò infatti — durante la Guerra di liberazione — scioperi, squadre gappiste, Comitati di agitazione nelle fabbriche e diresse II grido di Spartaco, il giornale dei comunisti torinesi. Nel febbraio 1944, chiamato a Milano, diresse con Eugenio Curiel (v.) La nostra lotta e tutta la propaganda del partito. Responsabile del Triumvirato insurrezionale per il Piemonte e, dopo la Liberazione, fu il primo direttore dell'edizione dell’Italia settentrionale de l’Unità. Nominato membro della Direzione del Partito comunista al V Congresso (1946) è stato confermato in tale incarico in tutti i congressi successivi. Consultore nazionale, deputato alla Costituente, senatore di diritto nella I Legislatura, è stato rieletto nelle tre successive per il Collegio di Bologna. È autore di un libro di memorie [Nelle mani del



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 694

Brano: [...]à poco prima della Liberazione.

Nel settembre 1944 Albe seguì le vicende della “Val d’Ossola” quando la formazione fu una delle principali protagoniste della liberazione dell’Ossola. Poi, durante i 40 giorni della “repubblica partigiana” retta da una giunta provvisoria di governo, egli si occupò della stampa, dando un decisivo contributo tecnico e politico alle varie testate libere. Principalmente fu animatore della stampa comunista (l’Unità, La nostra lotta) e delle organizzazioni di massa (Fronte della gioventù; Gruppi di difesa della donna). In ottobre, con la costituzione del Comando unico dell’Ossola, assunse l’incarico di addetto all'Ufficio informazioni e alla stampa e propaganda dello stesso. Dopo la rioccupazione nazifascista della valle fu costretto a riparare in Svizzera, ma nel febbraio del 1945 rientrò in Italia, riprendendo la lotta fino alla Liberazione nel settore NordVarese, accanto a Bruno “Pirelli", Gianni Muttoni e Paolo Sala.

Secondo dopoguerra

Nell’immediato dopoguerra fu chiamato da Elio Vittorini alla redazione de II[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 699

Brano: [...].I. e “Stella Rossa” vi furono quindi momenti di duro contrasto: gli “integralisti” accusavano i comunisti ufficiali di tradire la causa del proletariato, in quanto favorivano il mantenimento al potere delle forze borghesi e aiutavano i capitalisti a superare la crisi in cui si dibattevano. Per contro, gli atteggiamenti di “Stella Rossa” venivano considerati dai dirigenti del P.C.I. come provocatori e utili soltanto al nemico nazifascista.

Su La nostra lotta (v.), organo del Partito comunista italiano, in un articolo apparso sul numero di dicembre del 1943, sotto il titolo « Il “sinistrismo” maschera della Gestapo », in un articolo attribuito a Pietro Secchia (v.) si diceva: « Non è la prima volta che i nazifascisti ricorrono all’arma della demagogia e si coprono il volto con la maschera “rivoluzionaria” per tentare di conquistare una qualche influenza tra gli operai. Influenza che non potrebbero certamente conquistare presentandosi col loro vero volto di nazifascisti. [...] Non è dunque per noi una novità il constatare che con l'occupazione teut[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 748

Brano: [...]sulla tattica riformista che avrebbero avuto poi modo di sviluppare nel corso degli anni Trenta. Quantunque l’orientamento generale fosse di condanna delle dittature instauratesi in Europa, non mancarono peraltro in Svezia, soprattutto nella zona occidentale, gruppi fascisti: nel 1926 fu fondata la Sveriges fascistiska kamporganisation (S.F.K.O.), organizzazione di model

lo nazista, che dal 1930 pubblicò anche una rivista intitolata Var Kamp (La nostra lotta), ma la diffusione di questa propaganda rimase sempre molto limitata.

Il 25.8.1935 si celebrò a Malmò la “Giornata della democrazia nordica”, nelle quale intellettuali e politici di ogni orientamento intervennero unanimi nel condannare i regimi fascisti. Particolarmente efficace fu la propaganda antinazista condotta dal professore Torgny Segerstedt sulle pagine dell’importante giornale liberale Gòteborgs Handelsoch Sjòfartstidning. Un altro strenuo avversario del nazismo fu Johannes Wickann, redattore della sezione estera del principale quotidiano del paese, Dagens Hyheter, la cui critica [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 78

Brano: [...]e una politica di unità nazionale anche con Badoglio per condurre efficacemente la guerra contro i tedeschi [...] Quando diedi l'annuncio del telegramma, Scoccimarro, teso e pallido, reagì dicendo: “Questa politica la farete voi”. Cominciò, così, un altro periodo di aspre discussioni, nel partito e nel C.L.N. ».

L’esistenza di contrastanti punti di vista risulta anche dal confronto fra i testi di due messaggi di Togliatti apparsi nel n. 13 di La nostra lotta (v.), organo del P.C.I. al Nord. Mentre in uno di questi messaggi, pubblicato con maggior rilievo e in prima pagina, il capo del partito si rivolge « a tutti i compagni, a tutti i partigiani delle regioni d’Italia occupate dai tedeschi e dai traditori fascisti » lanciando un “Appello” quasi rivoluzionario (« Distruggete fisicamente i fascisti, spezzate il loro apparato di oppressione del popolo, prendete nelle vostre mani città e regioni intere ove darete vita a organi di potere popolare, fondati sull’unità e sulla disciplina delle forze antifasciste e patriottiche » ecc.; « mettetevi alla te[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La nostra lotta, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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